erbe spontanee

» Posted by on Mag 8, 2025 in Enogastronomia | Commenti disabilitati su erbe spontanee

erbe spontanee

È una luminosa mattina di primavera, il 27 aprile 2025, e sono con i miei amici della Muvra Forlì-Cesena,
una associazione escursionistica. Sono stata invitata a trascorrere una giornata con loro, per una escursione in tra Monte Aguzzo e Montecordruzzo, una zona di alta collina sopra Cesena, durante la quale è prevista la raccolta di erbe selvatiche.
L’aria profumata di erba fresca, e il sole scalda appena, perfetto per la nostra avventura. Abbiamo cestini, coltellini e l’entusiasmo di chi sta per scoprire qualcosa di nuovo, guidati da Mara – la più esperta tra noi di erbe selvatiche – la moglie di Antonio, che più tardi ci ospiterà a casa loro, per un pranzo condiviso nel loro giardino.


Il nostro sentiero parte vicino a una chiesetta abbandonata, in vendita da anni, con le mura di pietra
invase dall’edera e un cartello arrugginito appeso al cancello. La struttura, con il suo campanile sbrecciato e le finestre vuote, ci cattura subito. Sembra un quadro sospeso nel tempo, con le erbacce che spuntano tra le crepe. Attorno asparagi selvatici, con i loro steli sottili, e piante di fiori gialli: tarassaco e senape selvatica,  che ondeggiano al vento. Io mi fermo a osservare, affascinata dalla bellezza decadente.

Uno del gruppo scatta foto: “Sembra un set di un film!”. Un altro raccoglie un asparago selvatico: “Questi li cucineremo più tardi!”  Poi uno inciampa su una radice e impreca, facendoci ridere. Mara ci richiama: “Occhi sulle erbe, non solo sulla chiesa! Qui c’è anche borragine, cercatela.” Raccogliamo asparagi, borragine e qualche fiore di tarassaco, ma la chiesetta resta nei nostri pensieri. Anche perché nelle adiacenze, in una zona molto panoramica, troviamo un piccolo laghetto, dove ci fermiamo, prima di ridiscendere lungo un sentiero.
In poco tempo arriviamo in un cimitero antico, un luogo silenzioso con un grande cipresso. Tra le tombe, accanto alle lapidi vecchissime di due famiglie italiane, spiccano numerose lapidi recenti, con iscrizioni in arabo, molte di bambini e persino tantissimi
infanti. Mara si ferma, con rispetto: “Questo cimitero è vecchio di secoli. Qui da qualche anno, riposano anche famiglie mussulmane”. Ed io penso a quei bimbi, morti solo dopo pochi giorni dalla loro nascita.  Le iscrizioni sulle loro tombe sono tutte in arabo, e sento un gran peso . Qualcuno dice: “È incomprensibile sono tanti anzi troppi”. Gli altri restano in silenzio, mentre uno mormora: “Quanti sogni spezzati”. L’atmosfera è sommessa e, muovendoci con delicatezza, usciamo da quelle mura antiche, dove riprendiamo il nostro cammino raccogliendo malva enepitella da li a poco. Raggiungiamo poi il borgo di Montecodruzzo, dove si
trova un monumento commemorativo dedicato ai caduti della Grande Guerra. Sul marmo, un’epigrafe rende omaggio anche ai soldati tedeschi: “Montecodruzzo. A ricordo dei soldati tedeschi caduti nelle azioni di guerra dell’ottobre 1944 .Davanti, un alberello, piantato da qualche anno. Troppo vicino alla lapide, forse appositamente, come a voler nascondere l’epitaffio del monumento. Mi raccontano: “Dopo la guerra, Roncofreddo ha scelto di ricordare questi soldati tedeschi, che qui avevano lasciato un buon ricordo. Molti di loro morirono sotto ai bombardamenti alleati, che distrussero completamente questo borgo, lasciando anche molte vittime tra i civili”.  ” Io tocco la corteccia dell’alberello, colpita dall’umanità del ricordo di questi italiani, e penso ad altri che sembrano
aver voluto mascherare questo riconoscimento.  Sento una persona che dice: “Dovremmo pulire il monumento, farlo brillare.”
Siamo quasi alla fine della nostra escursione.

In un paio d’ore i nostri cestini si riempiono di asparagi selvatici, tarassaco, borragine, malva e nepitella. Mara ci tiened’occhio: “Non esagerate, la natura va rispettata.”
Alle 12, con lo stomaco che brontola, ci incamminiamo verso casa di Antonio e Mara, per il pranzo
condiviso. Il loro giardino è un’esplosione di vita. Alcuni talentuosi preparano il fuoco, per una brace perfetta dove si cuoceranno salsicce e
pancetta. Le erbe e gli asparagi sono sparsi su un tavolo di legno, in cucina. Prepariamo un’insalata di cicoria e tarassaco, con olio extravergine dei loro ulivi e sale di Cervia. Io, Mara e Nadia facciamo una frittata con alcune delle erbe raccolte, e tante altre verranno infine sbollentate e tirate in padella, con aglio, olio e sale.


C’è chi vigila la griglia: “Attenti, non bruciate la carne!”. Poi il pranzo all’aria aperta è una festa:
la frittata è tenera e saporita, l’ erbetta fresca e leggermente amara, le salsicce profumano di collina. La giardiniera sparisce in fretta, e io rubo gli ultimi pezzi dal piattino,  con uno che mi lancia un’occhiataccia scherzosa. Antonio tira fuori un sangiovese locale, e
brindiamo, seduti tutti insieme. Parliamo della chiesetta, del cimitero e del monumento. Io dico: “Quella chiesetta abbandonata è magica, ma il cimitero con quelle lapidi in arabo …

e poi l’epigrafe per i tedeschi. 

Montecodruzzo è un posto speciale”.  E c’è chi
aggiunge: “È come se ogni angolo raccontasse una storia di accoglienza anticonformista”. Il pranzo, col fuoco li vicino che scoppietta e il calore degli amici, ci unisce come una famiglia.
Alle 16:30, salutiamo Antonio e Mara, promettendo di tornare. Il rientro verso Cesena è stato
tranquillo, lungo stradine di campagna illuminate dal sole del tardo pomeriggio. Ripenso al monumento nel centro del borgo, e all’ l’epigrafe, pensando al cimitero con le lapidi in arabo e alla chiesetta invasa di asparagi. Mentre torniamo verso casa un ragazzo aggiorna il suo post su X: “Da Montecodruzzo: una chiesetta dimenticata, un cimitero che abbraccia tutti, un ulivo per la pace.” Un suo amico insiste: “La prossima volta, puliamo il monumento”. L’altro ride e dice: “E Mara mi insegna a schivare le ortiche!”
Il sole cala sulle colline, io sono con questi amici. I cestini ora sono vuoti, ma il mio cuore è
pieno. Questa giornata – la chiesetta abbandonata, il cimitero antico, il monumento, le erbe raccolte con Mara, il pranzo al fuoco con Antonio e tutti gli altri – è una di quelle che porterò con me per sempre.

Luoghi citati Montecodruzzo : Borgo collinare in provincia di Forlì-Cesena. Il sentiero
parte vicino a una chiesetta abbandonata, in vendita, piena di erbacce, asparagi selvatici e fiori gialli. Si passa per un cimitero antico con lapidi in arabo (molte di bambini) accanto a tombe di famiglie italiane, e si arriva al centro del borgo, dove un monumento commemora i caduti della Grande Guerra, inclusi i soldati tedeschi.

Casa di Antonio e Mara : borgo vicino, perfetto per il pranzo condiviso nel giardino.


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