l pomeriggio del 4 marzo 1961, le strade acciotolate di un piccolo villaggio nel sud-ovest della Francia si riempiono di una folla in attesa.
Finestre, gremite di facce, binocoli puntati. Poco dopo le due una banda di musicanti cinti di fasce cremisi intona una fanfara, e le note si spandono per le vigne circostanti. Un battaglione di gendarmi, importato per l’occasione, prende posto lungo l’orlo della strada. E lentamente appare alla vista un corteo fiabesco.
Lo guidano un maestro di cerimonie con bastone d’avorio, abito nero e calze di seta, e due minuscoli paggetti in brache al ginocchio. Dietro di essi avanza lentamente, ad andatura da cerimonia, la flotta presidenziale in limousine che il sindaco della vicina Bordeaux riserva solitamente al Generale De Gaulle. Un patrimonio di orchidee copre la prima automobile, dall’estremintà anteriore del cofano ai fanalini di coda. Essa trasporta una principessa, il giorno delle sue nozze.
La sposa indossa un abito di satin bianco ( firmato dall’uomo nel cui angusto nome si son suggellati tanti idilli contemporanei, monsieur Balenciaga), porta un diadema di visone bianco e diamanti, tine in mano ramo di melo fiorito recato in volo quel mattino dalla Turchia. Lo sposo al suo fiancoè, come vuole il nostro cuore, un giovane molto bello, molto intelligente, molto povero.
Gli ospiti che li seguono nelle altre macchine sono giunti da parigi con un contingente privato di vagoni pulman aggiunti l Sud Express.
E c’è Cecil Beaton fotografo ufficiale in temporanea licenza di sua maestà la regina d’Inghilterra; svolge il suo compito in smoking e cilindro.
Sì, qualunque cerimonia può diventare stupenda, con un centinaio di migliaia di dollari. Ma il carattere fiabesco di questa non sta semplicemente nello splendore, bensì nel fatto che ha qualcosa di familiare; il fascino della fiaba sta non nell’essere narrata, ma nell’essere narrata una volta ancora.
Mentre la processione sta ancora sfilando per le strade del villaggio, la porta di servizio del Chateau Mouton si apre per lasciar passare una torta nuziale alta un paio di metri. La decorano – fatte di zucchero filato – le cinque frecce dei Rothschild: il simbolo dello stemma di famiglia, concepito 200 anni fa in mezzzo ai polgrom di Francoforte, sfidando l’indignazione della Consunta Araldica austriaca. E quando le limousine del corteo si fermano davanti ai grandi cancelli, una squadra di uomini che lavorano nella tenuta dà una mano ai gendarmi per formare un cordone. Ognuno di questi uomini porta al braccio una fascia gialla e blu: i famosi colori dei corrieri Rothschild che hanno corso il mondo, attraverso disastri e trionfi, da Napoleone alla prima guerra mondiale.
Nei vagoni privati che trasposrtavano la famiglia al matrimonio le implicazioni bizantine del nome trovano conferma in un lusso bizzantino del nome trovano conferma in un lusso bizzantino. Alexandre, il Dior dei parrucchieri, ammette nel suo istituto parigino solo il tout-Paris – cioè la créme della società francese – o legittime cittadine dell’Olimpo come Jacqueline Kennedy o la principesa Margaret. Sui pullman che correvano verso Bordeaux, Alexandre e una sceltissima équipe di suoi lavoranti attendevano, pettine alla mano; la loro presenza era un omaggio dell’anfitrione. Qualunque delle ospiti dei Rothschild poteva farsi ritoccare l’acconciatura dal maestroin persona, mentre maggiordomi in guanti bianchi offrivano champagne e caviale.
Anche l’apetto pù sbalorditivo del matrimonio di Pauillac era consacrato da precedenti familiari. Il parroco del villaggio aveva celebrato l’unione di Philippe con un cattolico ( pronunciando un sermone un pò imbarazzato sull’Antico Testamento e sulle virtù degli ebrei).
In realtà qui si stava semplicemente rinnovando un antico e tradizionale scandalo. Da sempre questa dinastia così coscienziosamente ebraica ha permesso alle sue figlie ( non ai figli) di sposare dei cristiani.
Il banchetto di nozze ebbe luogo nelle cantine del Chateau Lafite Roothschild, un’altro castello della famiglia vicino a Pauillac. Con tutto il suo splendore e la sua straordinaria concentrazione di ricchezza, la festa si svolse sotto terra, in un remoto angolo di Francia.
Tra i due vini più squisiti del mondo: il Mounton e il Lafite …
[tratto da “i favolosi rothschild” di f. morton]
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